di Luca Marrone
Modena. Forse acquisiti, nei giorni scorsi, dati utili alla ricostruzione della dinamica dell’omicidio di Alice Neri.
La 32enne di Ravarino è stata rinvenuta senza vita nel bagagliaio della sua Ford Fiesta, in una zona di campagna presso Fossa di Concordia, nel Modenese, il 18 novembre 2022. L’auto era stata data alle fiamme.
Com’è noto, i maggiori sospetti degli inquirenti gravano sul 29enne tunisino Mohamed Gaaloul, attualmente in carcere, mentre sono in corso indagini scientifiche tese all’analisi delle tracce recuperate sulla scena del delitto e sul predetto, principale sospettato.
Di questi giorni la notizia che l’esame condotto dal medico legale e antropologa forense Cristina Cattaneo sui resti mortali di Alice Neri permetterebbe di ipotizzare che la giovane sia stata colpita al cuore da una coltellata. Alcuni segni presenti sulle ossa della vittima risulterebbero infatti compatibili – a quanto riferiscono gli organi di stampa – con un’azione traumatica posta in essere con un’arma da taglio.
Diverse le valutazioni del dato proposte, rispettivamente, dal legale della famiglia di Alice e da quello di Gaaloul.
Il primo, l’avvocato Cosimo Zaccaria, dà già per certi i risultati degli esami finora condotti: “Alice è stata pugnalata in modo violento, poi è stata abbandonata e bruciata”, questa la sua dichiarazione riportata dal Corriere della Sera. “È sicuramente stata utilizzata un’arma bianca. Il lavoro della professoressa Cattaneo è stato fondamentale.”
Di opposto parere l’avvocato Roberto Ghini, appunto difensore del tunisino 29enne, che precisa: “Non c’è alcuna certezza sull’utilizzo di un coltello, ma è stato solo ipotizzato che i quattro segni rinvenuti sulle ossa di Alice potrebbero anche essere compatibili con un’arma. Se fosse stato utilizzato un coltello sarebbero state trovate tracce di sangue sul borsello o sugli indumenti di Gaaloul, cosa che non è accaduta.”
Secondo Zaccaria, d’altra parte, “non sempre con una coltellata si hanno schizzi di sangue, ma questo può anche defluire sul corpo lentamente.”
Gli esami sono, comunque, ancora in corso e a breve verrà eseguita una nuova Tac sui resti mortali. Nei giorni scorsi è stata anche effettuata una ulteriore perquisizione dell’auto di Alice, custodita, dallo scorso dicembre, in un’autorimessa a Mirandola. Dopo un lungo esame della vettura, i Ris, alla presenza dei consulenti tecnici della Procura e dei difensori, hanno recuperato altri frammenti ossei e parte della cella che custodisce la MicroSim di un cellulare.
“Mi chiedo come mai questa attività sia stata fatta solo otto mesi dopo”, è il commento dell’avvocato Ghini, sempre riportato dal Corriere. “Se sarà confermato che il materiale ritrovato coincide davvero con frammenti di ossa e di altri resti, credo che dobbiamo tutti farci qualche domanda. Per questo farò un’istanza al pubblico ministero per chiedere che sull’autovettura si proceda con un esame del contradditorio delle parti.”
Nel frattempo, la mamma di Alice Neri, Patrizia Montorsi, ha rilasciato una videointervista all’emittente carpigiana Radio 5.9. “Non riesco a capire perché tanta cattiveria su mia figlia”, ha, tra l’altro, considerato, “certe volte bisognerebbe fermarsi a riflettere. Si è portati a pensare che certe cose succedano solo agli altri ma nessuno è immune. Tanti giornalisti mi hanno detto di aver parlato con chi conosceva Alice e nessuno gli ha detto qualcosa di storto su di lei. Alcune persone si sono accanite verso una ragazza normale, con le proprie insicurezze e le proprie passioni. Mia figlia è ancora su un tavolo di marmo, non ho neppure potuto salutarla. Alice non me la ridarà più nessuno, vorrei soltanto ridarle la sua dignità, quella che per tutta la vita ha tenuto alta.”
Commentando tali riflessioni e i recenti sviluppi dell’indagine, l’avvocato Antonio Ingroia, legale di Nicholas Negrini, marito di Alice, ha rilasciato la seguente dichiarazione, riportata dal Resto del Carlino: “Comprendo il dolore, inimmaginabile, di una madre che perde la propria figlia e in modo così brutale e atroce. Nel contempo ho il dovere di chiedere comprensione e rispetto del dolore di un giovane marito che perde la moglie e la madre della propria figlia. Quest’uomo non solo ha il diritto ma il dovere, nei confronti della figlioletta, di chiedere alla giustizia che sia appurata la verità e individuato il colpevole e non un colpevole.”
“Vorrei solo poterle spiegare ciò che è accaduto e sta accadendo”, ha aggiunto. “È stata svolta una indagine che ad oggi, a sette mesi dai fatti si rivela palesemente incompleta e imperfetta; tardiva in tante sue manifestazioni. Le mie affermazioni trovano conferma nell’esito dell’ultima perquisizione sull’auto della vittima ma non solo: a distanza di sette mesi dal delitto si scopre probabilmente come è stata uccisa Alice e vengono rinvenuti nuovi reperti nella vettura bruciata. La mia esperienza e di trent’anni di investigazioni nei delitti più terribili, quelli di mafia e per non rimpiangere ciò che si doveva fare, è bene che un processo si faccia quando va fatto. Abbiamo elementi contraddittori e manca un movente Quella che sembra la probabile arma usata, un grosso coltello, fa pensare ad un omicidio premeditato e ci deve quindi essere un movente premeditato.”
“Vogliamo che sia accertata la verità e occorre approfondire per arrivare a un processo nel quale venga imputato il colpevole ma non un colpevole. È ciò che vuole Nicholas nell’interesse di Alice”, ha concluso Ingroia.