XI edizione
La giuria annuncia i vincitori:

Premio per la critica letteraria italiana
Piergiorgio Bellocchio

Premio per la critica letteraria internazionale
Non assegnato
Premio per la storia della letteratura e della filologia
Pier Vincenzo Mengaldo

Premio per la critica militante under 35 (i tre finalisti in ordine alfabetico)
(il vincitore sarà proclamato durante la cerimonia di premiazione)
Gloria Ghioni
Matteo Marchesini
Paolo Di Paolo

Premio per la poesia
Patrizia Cavalli

Premio per l’editoria di qualità
Donzelli Editore

Premio per le migliori recensioni – Opera selezionata Il trono vuoto di Roberto Andò

Lo scrittore Piergiorgio Bellocchio è il vincitore dell’XI edizione del “Premio Tarquinia Cardarelli” per la critica italiana. Gli altri riconoscimenti sono andati al filologo e critico Pier Vincenzo Mengaldo, per la storia della letteratura e della filologia, alla poetessa Patrizia Cavalli, per la poesia, a Donzelli Editore, per l’editoria di qualità. Ai critici Gloria Ghioni, Matteo Marchesini e Paolo Di Paolo è stato assegnato il premio per la critica militante under 35. La cerimonia di premiazione si svolgerà sabato 8 dicembre, alle ore 18.00, nella suggestiva chiesa di Santa Maria in Castello. A condurla sarà il brillante giornalista Franco Di Mare. Durante la serata sarà assegnato il riconoscimento per le migliori recensioni su Il trono vuoto (“Premio Campiello Opera Prima”) di Roberto Andò, scritte dagli studenti degli istituti I.I.S. “Vincenzo Cardarelli” di Tarquinia e l’I.S.I.S. “Carlo Alberto Dalla Chiesa” di Montefiascone. Presieduto da Massimo Onofri, e con una giuria formata da Raffaele Manica e Filippo La Porta, il “Premio Tarquinia Cardarelli” ha acquisito sempre più autorevolezza sul piano nazionale e internazionale ed è l’unico in Italia a unire le varie facce della critica: straniera, italiana, filologia e storia della letteratura, opera prima.

La cerimonia di premiazione è aperta al pubblico.

Il “Premio Tarquinia Cardarelli” è organizzato dall’Amministrazione Comunale, con l’alto patronato della Presidenza della Repubblica e della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il sostegno della Regione Lazio, della Provincia di Viterbo, della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo, della Camera di Commercio Viterbo, di Unindustria, della Cassa Edile Viterbo, di Porti di Roma e del Lazio e dell’Enel.

Motivazioni dei premi

Piergiorgio Bellocchio

Piergiorgio Bellocchio è il maggior scrittore satirico dell’Italia contemporanea, ma anche saggista, polemista e moralista di straordinaria qualità intellettuale, oltre che fondatore (negli anni Sessanta) e direttore, prima, di Quaderni Piacentini (rivista che più di ogni altra ha dialogato – criticamente e simpateticamente – con il movimento del ’68) e poi di Diario, scritta a quattro mani con Alfonso Berardinelli. Nelle sue pagine – sempre nitidissime – si allestisce un teatrino comico-grottesco in cui si riflette fedelmente il Bel Paese, con le sue maschere eterne da commedia dell’arte e i suoi tipi invece recenti della nuova, aggressiva piccola borghesia. Nel suo stile saggistico e autobiografico, l’aforisma fulminante si fonde con un’argomentazione paziente, implacabile, il dialoghetto convive con la micronarrazione, mentre il cabaret è innervato dallo sguardo del moralista classico. La biografia intellettuale di Bellocchio riunisce due elementi che nella nostra cultura si trovano generalmente separati: prossimità al marxismo critico, specie nella versione francofortese, e insieme apologia dell’individuo (pensiamo a Gobetti e all’azionismo), della sua responsabilità e autonomia morale, perfino della sua solitudine. Da una parte attenzione alla sinistra eretica, alla tradizione del movimento operaio e dall’altra passione per il romanzo borghese dell’800, per l’immenso sapere psico-antropologico che contiene (ricordiamo le sue bellissime pagine su Stendhal, Dickens, Tolstoj), e poi molte altre influenze: il filone cattolico radicale francese (da Leon Bloy a Bernanos e, soprattutto, Charles Peguy), Karl Kraus, Simone Weil, Orwell, il “fratello maggiore” Franco Fortini, Kubrick. In Bellocchio si percepisce una nostalgia critica dei “valori” d’una borghesia laboriosa d’antan, quel senso dell’onestà, dell’onore e del decoro, certo storicamente condizionati, ma che oggi, nell’Italia cinica e incarognita del nuovo millennio, finiscono per occupare lo spazio di una piccola e preziosa utopia, quella d’una convivenza civile più degna. Per questi motivi e per molte altre ragioni che si lasciano intravedere, tanto sarebbe lungo elencarle, vista la ricchezza degli interessi di Bellocchio, gli viene assegnato alla carriera il “Premio Tarquinia Cardarelli” per la critica italiana.

Pier Vincenzo Mengaldo

La varietà degli studi di Pier Vincenzo Mengaldo spazia da Dante al Novecento, incentrata soprattutto sui fatti della nostra lingua. Professore di Storia della lingua italiana, Mengaldo ha tuttavia sempre unito l’osservazione dei fatti linguistici al giudizio di valore, così che la sua figura di studioso è nello stesso momento di scienziato della lingua e di critico militante. La ricostruzione del mondo linguistico di autori e opere è sempre fondamento di ogni valutazione letteraria, come se i fatti linguistici fossero, per Mengaldo, l’unica vera base sulla quale iniziare a produrre critica. I grandi saggi consegnati a quattro raccolte, intitolate in serie La tradizione del Novecento, sono da considerarsi probabilmente il contributo maggiore agli studi letterari su base linguistica a partire dagli anni Settanta in avanti. Un frutto esemplare di tali studi è stata, nel 1978, la famosa antologia dei Poeti del Novecento, che dalla sua pubblicazione ha conosciuto una serie innumerevole di ristampe. La stagione aurea della poesia italiana del secolo passato ha preso lì una forma fortemente canonica, non trascurando, all’interno del canone, la produzione in dialetto. Non solo la scelta, ma i capitoli introduttivi di Mengaldo alle figure dei poeti restano un punto di riferimento ineludibile per chi si avvicini alla poesia: e non soltanto alla poesia italiana del Novecento, se lì si forniscono una strumentazione e un metodo di lettura tra i più proficui. Sottolineato questo capitolo centrale, non si dimenticheranno altri campi di indagine ai quali ha dato il suo contributo, con passione culturale e civile dal tratto anche politico: la storia della critica, ma anche la musica e le arti figurative che lo hanno trovato frequentatore continuo, come dimostra una sua antologia di autori e temi prediletti di alcuni anni fa, e come dimostrano i suoi saggi dedicati a un maestro della critica d’arte, Roberto Longhi. Per questi motivi a Mengaldo è assegnato alla carriera il “Premio Tarquinia Cardarelli” per la storia della letteratura e la filologia.

Premio per la critica militante under 35

Paolo Di Paolo, Gloria Ghioni, Matteo Marchesini ricevono il premio per la critica militante under 35. Il vincitore e la conseguente graduatoria saranno comunicati la sera della premiazione. La sezione, dedicata ai giovani critici militanti italiani che non hanno ancora compiuto i 35 anni di età, è la novità assoluta di questa edizione del “Premio Tarquinia Cardarelli”. Questa sorta di minicampionato, che sostituisce la tradizionale sezione dell’opera prima per la critica letteraria, ha visto i giovani critici, in non più di 3400 e non meno di 3000 battute, il romanzo di Alessandro Piperno, Inseparabili seconda parte del dittico Il fuoco amico dei ricordi, cui è stato assegnato quest’anno il “Premio Strega”.
L’idea è stata quella di confrontare la migliore gioventù critica (nel numero di 12 finalisti), col vincitore del massimo premio letterario italiano, per ingenerare una riflessione sul rapporto tra i valori della critica giovane e quelli avallati dai premi letterari. I magnifici 12 sono stati selezionati dalla giuria tradizionale del “Premio Tarquinia Cardarelli”. La terna dei vincitori è stata invece scelta dal giudice monocratico Giulio Ferroni, il quale ha ricevuto le recensioni rigorosamente anonime dal direttore Massimo Onofri.

Patrizia Cavalli

Patrizia Cavalli, nata a Todi nel 1947, ci ha mostrato la straordinaria ricchezza, varietà e precisione del linguaggio poetico, capace com’è di nominare i più diversi sentimenti e umori morali: il palpitare dell’innamorato, la pigra malinconia di una passeggiata, la solitudine in uno “schiumoso mare”, la meditazione sul bene e sul male (sul piacere e il dolore), il quotidiano trascinarsi in “insipide faccende”, la contemplazione del cielo dalla finestra, il mal di testa della domenica che “si stiepida” nel lunedì, l’insofferenza per la fine delle stagioni e per un inverno che “fa il languido e si spappola”, il farsi cullare dal “sapiente nulla” dell’esistenza, l’amore-odio per Roma, e infine l’indignazione verso la politica degradata del nostro paese, la protesta nei confronti della cinica distruzione dello spazio urbano da quella stessa politica operata. Patrizia Cavalli non ha maestri o modelli riconoscibili, sebbene sia difficile non ricordare il corregionale Sandro Penna, per la sua “leggerezza sapienziale” (sulla vita, sulla morte, sull’amore), per l’incanto e lo stupore primigenio di fronte alle cose, benché in lei unito a una vena comico-teatrale e a un senso a volte allegramente beffardo delle cose (“Albeggiandomi in testa nuovi soli/che cosa me ne faccio della luna?”). La sua opera in versi contiene sia un canzoniere d’amore, intessuto di una “scienza” affilatissima delle emozioni, sia un teatro inesauribile e tragicomico della vita quotidiana, sia un pensiero concentrato (sulla condizione umana stessa), sia un’altissima poesia civile. Il palcoscenico shakespeariano (ci ha dato, tra l’altro, una splendida traduzione in Sogno di una notte d’estate) accoglie l’indagine psico-morale del romanzo moderno e la cantabilità lieve di un’aria mozartiana. Poesia dunque lirica, cognitiva, teatrale, civile, narrativa, metafisica, di estrema sapienza metrica, illuminata sempre dalla luce: la “luce felice” di una “bella giornata”, la “luce immobile e arresa di settembre”, la luce di novembre che “ha fretta”, la “luce intera” di un “arioso azzurro”, una “bella luce celeste”, una “luce testimone”, e poi quel verso meraviglioso “Era alla luce terribilmente sabato”, che ci restituisce insieme la certezza abbagliante, effimera, della felicità e la sua quotidiana insostenibilità. Per questi motivi gli viene assegnato alla carriera il “Premio Tarquinia Cardarelli” per la poesia.

Donzelli Editore

La casa editrice Donzelli nel corso di circa venti anni si è affermata e posta al centro dell’attenzione per il suo carattere e per la sua presenza nel panorama italiano, spesso andando in controtendenza per la qualità culturale delle sue proposte, in particolare nel campo della storia, in tutte le sue risultanze. Si può dire che in qualche modo l’attività della Donzelli viene a prendere il posto di importanti imprese del passato che hanno pian piano ceduto a diverse esigenze. Il fondatore Carmine Donzelli è stato prima redattore einaudiano per quindici anni, dal 1972 al 1987, poi direttore della Marsilio, maturando esperienze subito riversate, fin dall’inizio, nella sua casa editrice. Su questo ramo solido e antico si sono via via innestate iniziative editoriali che, nel loro rigore, sono anche strumenti per leggere il presente. Danno carattere e personalità alla Donzelli sia opere in più volumi, appositamente progettate da e per la casa editrice (come la Storia dell’arte nell’Italia meridionale di Francesco Abbate), sia smilzi libretti, come Destra e sinistra di Norberto Bobbio, raro caso di bestseller di altissima qualità e un po’ insegna di casa Donzelli, uscito in una collana di saggi brevi il più delle volte di riferimento, le Saggine. Imperniata sulla saggistica ora di ricerca, ora di sistemazione e di altissima divulgazione, la casa editrice Donzelli non si è negata tuttavia l’esperienza di volumi di fiabe raccolte dalle più varie tradizioni né la raffinata riproposta di classici della letteratura, come l’edizione tematica dello Zibaldone leopardiano, né la proposta di libri insieme di divertimento e di cultura, come l’edizione integrale delle Interviste impossibili. Così, allineando idealmente su uno scaffale i libri di questa casa editrice, ci si accorgerebbe che, nel solco delle migliori stagioni dell’editoria italiana, è nata e vive una casa editrice dal profilo nuovo e di grande, spiccata personalità. Per queste ragioni viene conferito alla Donzelli il “Premio Tarquinia Cardarelli” per l’editoria di qualità.

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