di Elisabetta Bolondi
Diana Vreeland, autobiografia, Donzelli 2012
Diana Vreeland, cognome del marito Reed Vreeland, nasce a Parigi nel 1903 e, morendo a New York nel 1989, di può dire attraversi tutto il “secolo breve”, passando dalla Francia a Londra, dalla prateria americana a New York, nata in una famiglia potente e nota e quindi abituata fin dall’infanzia a sentirsi alla pari con personaggi dell’aristocrazia europea, del mondo dell’arte, della finanza, della moda…..
Diana fu una donna strepitosamente piena di fascino anche se non certo bella, ma talmente capace di ammaliare tutti quanti l’hanno conosciuta, da potersi permettere di sedere alla direzione o di lavorare per le riviste di moda più importanti, quali Harper’s Bazaar o Vogue, di divenire direttrice della sezione Costume al Metropolitan Museum di New York, insomma di dettare legge nel campo della Moda internazionale, anzi di fare lei stessa la Moda. Il suo personaggio, che lei stessa tratteggia in questa impareggiabile autobiografia, si costruisce man mano che incontra sulla sua strada personaggi famosi, a partire dai ballerini russi Diaghilev e Nijinsky, che a Parigi venivano a cena da loro, alla governante Pink, che portava lei e sua sorella ogni giorno al Louvre ad ammirare la Gioconda (prima che fosse rubata!); e poi, con lo scorrere della narrazione, ecco una carrellata incredibile di celebrità, da Jack Nicholson, a cui aveva curato il mal di schiena calandogli i pantaloni nel bagno di un celebre ristorante londinese, ai duchi di Windsor ( per Wallis confeziona delle camicie da notte per una notte da re….), da Coco Chanel, con cui avrà una lunga e duratura familiarità, a Luchino Visconti, da Elsa Maxwell, di cui ricorda le mani splendide, curate da un manicure strepitoso, a Tyrone Power e Clark Gable, Audrey Hepburn, Jaqueline Kennedy, Helena Rubinstein ….E poi direttori di riviste prestigiose, editori, domestici, massaggiatori, profumieri, portieri d’albergo, tutti assumono pari importanza e svolgono un ruolo influente nella sua narrazione, apparentemente frivola, in realtà piena di intelligenza, di sensibilità creativa, di gusto innovativo e anticonformista…..La sua rubrica su Harper’s Bazaar “Why don’t you” la fa ricordare come una donna stravagante al limite del ridicolo ( il consiglio di farsi un accappatoio con lo zibellino vecchio o di sciacquare i capelli del bambino con lo champagne avanzato) ha reso proverbiale lo stile della sua rubrica, tenuta per anni, ma in realtà Diana era una persona concreta ed efficiente: i consigli su come evitare il mal di schiena sedendo sempre su un cuscino acquistato ai grandi magazzini, il lancio a New York dei sandali infradito copiati dai calzolai di Capri, la creazione di uno stile inimitabile ne hanno fatto la vera regina del glamour a partire dagli anni trenta…. “….Quando dirigevo Vogue, Vogue ha sempre messo in primo piano la vita delle persone. Intendo dire che un vestito nuovo non ti porta da nessuna parte, ciò che conta è la vita che conduci, il genere di vita che hai vissuto prima e quello che farai dopo con quel vestito addosso” ….Vreeland ha creato Twiggy, Cher, ha fatto fotografare Barbra Streisand di profilo ( una Nefertiti!) , ha adorato il viola, odiato l’esotismo (così sciocco!), amato il rosso, che rende belli gli altri colori , amato il sarto Balenciaga, che aveva più di tutti il senso del colore, odiato i grandi magazzini americani dove i vestiti da 5000 dollari erano ammassati insieme stretti sugli appendiabiti, odiato il cibo locale, amato il consommé da Maxim’s, amato il Giappone, gli scrittori russi, amato esagerare…sempre!
Leggere D.V. è entrare nel secolo scorso, è apprezzare il fascino di un mondo finito, lontano, quello nel quale è stato inventato da “Mademoiselle” il profumo Chanel n.5, si è affermata Joséphine Baker, si facevano le scarpe su misura, a Roma come a Parigi, l’alta moda era un tempio e le divinità che ne officiavano i riti ( Schiaparelli, Patou, Chanel, Balenciaga) erano miti per far sognare lettrici e potenziali consumatrici, Picasso girava per Parigi con la sua amante in auto scoperta,una Hispano-suiza con una falce e martello sulla fiancata, Revlon inventava lo smalto per unghie che si asciuga subito…. : Diana decide di mettere le sue conoscenze, la sua disciplina, il suo buon gusto al servizio delle donne americane, per dar loro la possibilità di fruire la bellezza e l’eleganza che fino ad allora erano prerogativa delle sole capitali europee….e ci riesce in modo grandioso! Questo libro è una miniera di nomi, episodi, pezzi di storia, di costume, di storia del cinema, della musica, del balletto, del teatro che vi affascinerà.