Con il suo nuovo singolo, Maitea intreccia sonorità moderne e un testo carico di significato. “Vento” racconta la bellezza di smettere di aspettare le giuste condizioni per vivere pienamente. Un perfetto mix di leggerezza e intensità.
Un caro saluto a te, Maitea. Uno dei brani più apprezzati dell’album è “Vento”: secondo te, perché?
È sicuramente un brano radiofonico e moderno dal punto di vista delle sonorità, perché utilizza elementi che ricordano un po’ la synthwave, che sta tornando in voga negli ultimi anni. E credo che un altro motivo per cui la canzone ha ricevuto una buona accoglienza stia nel fatto che parla di un tema in cui tanti si possono riconoscere, ovvero la sensazione di staticità e di blocco verso la quale ad un certo punto diventiamo insofferenti e decidiamo che è ora di “darci una mossa” e diventare noi stessi il soffio di vento che fa accadere le cose.
Hai inserito suggestioni ed esperienze della tua vita personale, in questo brano?
Direi proprio di sì, il problema di cui sopra è una cosa contro cui lotto da sempre. Ho un’indole da sognatrice con la testa tra le nuvole, e mi capita spesso di avere tanti progetti in mente ma fare fatica a realizzarli. Questo brano, infatti, è un invito prima di tutti a me stessa, ma so che sono in buona compagnia.
Sei particolarmente affezionata a “Vento”? Ci sono delle motivazioni particolari?
Per un motivo o per l’altro sono affezionata a tutti i miei brani, ma “Vento” è uno di quelli che mi soddisfa particolarmente sia dal punto di vista della scrittura, perché mi sono messa alla prova cercando di scrivere un testo più ironico e divertente rispetto a quelli malinconici che scrivo di solito, sia dell’arrangiamento e della produzione, perché partendo dal mio provino chitarra e voce siamo riusciti a stravolgerlo e a farlo diventare un brano fresco e moderno. All’inizio sembrava il brano più difficile a cui dare forma, e forse proprio per questo è stato uno dei più divertenti su cui lavorare con Marco Sirio Pivetti di Metrò Rec e i musicisti che l’hanno suonato: Francesca Endrizzi (batteria), Valentino Job (basso) e Alessio Dalla Torre (chitarra).
Se dovessi dare un consiglio ai tuoi ascoltatori, quale sarebbe?
A livello musicale direi di non soffermarsi alla superficie ascoltando solo quello che viene proposto nei canali principali di diffusione musicale, che siano radio, tv o playlist di Spotify, ma di andare a scavare nel ricco sottobosco che abbiamo in Italia, che nasconde delle vere chicche e che per me è stato importantissimo, anche se immagino che, se ascoltano me già abbiano una sensibilità per la musica al di fuori dei circuiti del mainstream. Un altro consiglio è quello di andare ai concerti anche di artisti meno famosi perché spesso sono quelli che ti sorprendono di più, e di sostenerli seguendoli e acquistando il cd, se presente, perché è il modo più diretto e concreto per sostenere un artista. A livello umano consiglio di dare più attenzione alle piccole cose belle della vita e a coltivare la meraviglia, che è una cosa che abbiamo da bambini ma che poi gradualmente perdiamo.