di Luca Marrone

Varese. Un giovane di circa 20 anni, sepolto negli strati di epoca medievale nel cimitero di San Biagio in Cittiglio, fu ucciso con colpi di spada al cranio. Un “cold case” del Medioevo è stato analizzato in una ricerca universitaria i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Archaeological Science: Reports, in un articolo curato da Chiara Tesi, Stefano RicciJacopo Crezzini, Paola Badino, Roberta Fusco, Chiara Rossetti, Ilaria Gorini, Marta Licata.

Allo studio, coordinato dal Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita dell’Università degli Studi dell’Insubria, ha preso parte il team di antropologi del Dipartimento di Scienze Fisiche della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena.

Nell’ambito di un più ampio progetto di valorizzazione del sito, i ricercatori hanno portato a termine l’analisi degli inumati di Cittiglio. Tra questi, particolare attenzione ha richiesto l’uomo sepolto nella tomba n. 13: rivelava tracce di un’aggressione e per il suo studio sono state impiegate metodologie scientifiche all’avanguardia. Un contributo decisivo, in tal senso, è stato fornito dall’Unità di ricerca di Preistoria e Antropologia del Dipartimento dell’Ateneo senese.

Si è proceduto alla determinazione della sua età (sembra si trattasse di un ventenne), alla ricostruzione del volto e della possibile dinamica dell’aggressione, determinando l’entità dei danni fisici del soggetto. Dal punto di vista “medicolegale”, il cranio del giovane presentava quattro lesioni, compatibili con ferite inferte intenzionalmente e con particolare violenza, da un’affilata arma da taglio, la cui forma risulta compatibile con quella di una spada lunga dell’epoca. L’omicidio dovrebbe collocarsi tra l’XI e il XIV secolo.

“La ricostruzione fisiognomica del soggetto, realizzata da Stefano Ricci dell’Università di Siena e primo co-autore dell’articolo”, si legge nella nota diffusa dal gruppo di ricerca, “ci permette oggi di guardare direttamente negli occhi questo giovane, di riconoscerlo come un volto perfettamente attuale, e di stabilire con lui una relazione più profonda, al di là dell’episodio di violenza che ne ha provocato la morte e di cui oggi, grazie ai moderni approcci scientifici, siamo a conoscenza.”

Cold case medioevo

“Probabilmente colto di sorpresa e privo di un’efficace protezione al cranio, il giovane era stato raggiunto una prima volta da un colpo andato parzialmente a vuoto, che gli ha lasciato una lieve ferita di striscio nella parte superiore del cranio”, spiega a Repubblica Chiara Tesi, borsista di ricerca dell’Insubria. “Successivamente, forse tentando una fuga dal suo assalitore, la vittima aveva voltato le spalle venendo ferita in rapida successione con altri due colpi che hanno provocato l’asportazione di due ‘fette’ di tavolato cranico dalla porzione temporale destra (causando anche l’asportazione del padiglione auricolare) e nucale inferiore”. Poi, ormai a terra in posizione prona e probabilmente ridotto allo stremo, “il soggetto veniva finito dall’aggressore con un colpo perpendicolare al cranio, vibrato con violenza nella nuca, che ha provocato la morte immediata.”

Chi era il giovane ucciso? “Nel Medioevo”, prosegue Tesi, “essere sepolti davanti all’ingresso di una chiesa era considerato un notevole privilegio, perché si era più vicini a Dio e quindi si poteva beneficiare maggiormente del suo influsso. Quindi crediamo che il giovane appartenesse a una famiglia di rango sociale elevato e che forse sia stato assalito proprio per questo.” Peraltro, come accennato, i colpi inferti al ventenne furono sferrati con particolare violenza, il che “sembra incompatibile con una semplice rapina o comunque con un movente banale. L’aggressore ha infierito e questo ci fa supporre che lui e la sua vittima fossero legati da un rapporto complesso. Sarebbero bastate le prime due ferite a ucciderlo, ma l’assassino non si è fermato.”

Crediti: Università di Siena

Crediti: Università di Siena