Ginevra Di Marco presso il Teatro Mestica ad Apiro: il report.
La sera del 16 novembre 2024, il programma della stagione teatrale del Teatro Mestica di Apiro (MC) ha visto in scena lo spettacolo della cantante e musicista Ginevra Di Marco, intitolato “Ballata per Margherita”.
Il concerto è dedicato all’astronoma Margherita Hack, nel decennale della sua scomparsa. Con lei per quattro anni, la Di Marco, Magnelli, impegnato alle tastiere durante la serata, e Gulli, alla batteria, hanno collaborato.
La band, composta dalla nostra protagonista, Francesco Magnelli alle tastiere, Pino Gulli alla batteria e Andrea Salvadori alle chitarre, si è profusa in una performance di altissimo livello alternando musica, parole e interventi della Hack, tratte dalle riprese dei tour effettuati più di una decade fa; il tutto incastonato in un’atmosfera raccolta, all’interno di un delizioso teatro, gremito da un pubblico attento e partecipe, con una luna sospesa sul palco nella quale venivano proiettate le immagini.
La celebrata collaborazione con la scienziata toscana ha assunto più di un significato: innanzitutto il recupero di una memoria storica del 1900, ampia e lucida come quella della Hack, che fa da testimonianza al percorso che ha avuto il paese nel corso dei decenni; in secondo luogo il legame indissolubile che l’uomo ha con lo spazio profondo e le sue evoluzioni. Il rapporto con le stelle diventa, quindi, un modo per guardarci allo specchio e valutare con attenzione cio’ che siamo diventati.
Ginevra Di Marco presso il Teatro Mastica ad Apiro: il report del concerto di sabato 16 novembre 2024
Si parte con Ginevra Di Marco che stornella alla maniera toscana in onore di Margherita. Subito dopo entra la band a fare da tappeto sonoro al ricordo, declamato dalla cantante dell’esperienza con Hack, vista come tramite tra noi è la nostra naturale attrazione e propensione per il cielo.
” Canzone arrabbiata” apre le danze con una Di Marco incisiva e una ritmica tribale, a suggellare un’ interpretazione tra venature popolari e rock.
Successivamente l’atmosfera vira verso oriente con la ballata turca intitolata “Fel shara”, brano che si è formato e trasformato attraverso le differenti interpretazioni che ne sono state date nell’area del mediterraneo, a sottolineare l’ ineluttabilità delle contaminazioni e dei mutamenti nella storia del mondo e dell’evoluzione universale.
Le stelle sono specchio del nostro mondo e “Del Mondo” del Consorzio Suonatori Indipendenti diventa una tappa obbligata della serata; qui il buzouki di Salvadori dà una veste nuova ad un pezzo immenso della musica italiana.
I ricordi di un’Italia che emigrava nella prima metà del 1900
La Hack, poi, ci parla dei ricordi di un’Italia che emigrava nella prima metà del 1900, e la band ci regala una meravigliosa “Amara terra mia” di Modugno, su un traditional abruzzese, a ricordarci quello che era il nostro triste destino, non più di alcuni decenni fa, e che ora tendiamo a rimuovere.
I suoni del mediterraneo, crocevia di speranza e tragedie, rimangono sul palco fino a giungere a Napoli con la villanella ” Li ffigliole” , resa celebre dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare; qui i nostri musicisti ne offrono una potente versione che coinvolge tutti i presenti.
Da Napoli si vola in America Latina, con “Gracias alla vida” della cilena Violeta Parra, in un inno la vita che si sposa molto bene alla vitalità della Hack.
A rimirar le stelle
Ginevra Di Marco, Magnelli e Gulli tornano sui propri passi a “rimirar le stelle” con i pezzi “Ah le Monde” e “Come bambino” dei Per Grazia Ricevuta.
Un balzo verso gli ultimi Cccp, oramai quasi Consorzio Suonatori Indipendenti, ci porta all’ipnotica “Depressione caspica”, per omaggiare un periodo seminale per la nostra musica alternativa.
Di nuovo un tuffo verso la canzone popolare con “La leggera”, brano del proletariato dell’area appenninica tosco-emiliana, e “Malarazza”, canzone della tradizione siciliana elaborata da Dario Fo e, successivamente, da Modugno; entrambi i pezzi sono in collegamento diretto con le opinioni ctitiche della Hack sulla deriva sociale avvenuta in Italia negli ultimi decenni.
Nel finale Magnelli racconta di come il progetto con la nostra astronoma abbia preso forma, arricchendo la storia con una divertente aneddotica.
Il finale vede un bis composto dalla celebre “Amandoti” dei Cccp e “Solo le pido a dios” di Mercedes Sosa, a riconoscere nell’indifferenza ai dolori e alle ingiustizie altrui la nostra distanza dalle stelle.