La violenza di genere è una problematica molto diffusa oggigiorno. Sempre più giovani, infatti, confondono la gelosia e la limitazione della libertà con forme di affetto.
Alla luce dei recenti casi di cronaca, possiamo notare come vengano considerati normali atteggiamenti di controllo quali la geolocalizzazione o la verifica dei messaggi del partner.
Il 25 novembre ricorre la giornata contro la violenza sulle donne: tale data affonda le sue radici nella Repubblica Dominicana, a seguito del ritrovamento dei corpi delle sorelle Mirabal, torturate perché si opponevano al dittatore Rafael Leonidas Trujillo.
Istituita il 17 dicembre 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è un’occasione per sensibilizzare circa un tema molto sentito ai giorni d’oggi, quale quello del rispetto e delle conseguenze degli abusi nei rapporti fra uomini e donne.
Parimenti a quanto stabilito dalla Convenzione di Istanbul, la violenza di genere è una violazione dei diritti umani e deve essere contrastata da leggi specifiche come la legge sul femminicidio.
Oltre alla violenza fisica e domestica, che dalla donna si può perpetrare anche sui figli, la violenza psicologica si sviluppa di pari passo a quelle modalità di comportamento atte a controllare, manipolare, umiliare, incutere paura e timore.
‍Uno dei simboli della giornata contro la violenza sulle donne sono le scarpette rosse, esposte per la prima volta dall’artista Elina Chauvet nel 2009, diventate famose in tutto il mondo.
L’organizzazione Differenza Donna, della presidente Elisa Ercoli, si prende cura di donne vittime di violenza e organizza campagne di sensibilizzazione circa questa problematica che è purtroppo all’ordine del giorno.
Per promuovere relazioni basate sul rispetto servono anche corsi scolastici che possano introdurre l’educazione affettiva a scuola, una delle principali agenzie educative. A tale proposito, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sostiene l’importanza del progetto “Educare alle emozioni” nelle scuole superiori, con la possibilità di estenderlo in futuro anche alle scuole primarie e alle secondarie di primo grado. Si tratta di 12 sessioni annuali di un’ora per discutere di tali temi insieme ad influencer e artisti che possano garantire un dialogo alla pari con le giovani generazioni.
È importante che ogni donna vittima di violenza possa contare sull’aiuto di istituzioni, personale specializzato e centri antiviolenza, al fine di sviluppare l’empatia, la solidarietà e la cura verso l’altro.