Si è spenta ieri a 56 anni la cantante che ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica: irlandese di origine, ha pubblicato 10 album in studio.
Tra i suoi successi, ricordiamo il terzo album “Am I Not Your Girl?”, con brevi rimandi al panorama jazz celebrato dall’inedito “Success Has Made a Failure of Our Home”. Gli anni Novanta, anni d’oro per la sua carriera artistica, l’hanno vista partecipare al Saturday Night Live, cantando “War” di Bob Marley, con l’intento di affrontare anche il tema del problema della pedofilia nella Chiesa cattolica degli Stati Uniti.
Celebre la sua canzone “Nothing Compares 2 U”, inclusa nel suo secondo album “I Do Not Want What I Haven’t Got”, e che è stata nominata singolo numero uno al mondo nel 1990 dai Billboard Music Awards.
Una carriera costellata di grandi successi ma, nel corso della sua vita, la cantante ha dovuto affrontare numerosi alti e bassi, fronteggiando e superando numerosi problemi di salute mentale e difficoltà legate all’agorafobia, dalle quali riusciva sempre a risollevarsi attraverso il fine curativo di una musica, concepita come mezzo di guarigione per sé stessa e il mondo intero.
Già provata anche dal suicidio del figlio diciassettenne Shane, l’artista si è ritrovata spesso nel baratro della depressione e ha più volte manifestato tendenze suicide.
Nelle sue ultime apparizioni, risalenti alla partecipazione agli RTÉ Choice Music Awards in Irlanda, aveva manifestato tutta la sua umanità e il suo impegno nel sociale attraverso la sua vicinanza ai rifugiati irlandesi.
Un’anima che ha dedicato tutta la sua vita alla musica, cercando di andare avanti e superare le difficoltà e i disagi psicologici che attanagliavano la sua salute mentale, ma destinata a diventare una leggenda del panorama musicale.

I am stretched on your grave | And will lie there forever | If your hands were in mine | I’d be sure we’d not sever.
(I Am Stretched On Your Grave)