di Daniela Cerino
Come promesso torna l’appuntamento linguistico ‘ ri-scopriamo il significato delle parole’.
Da questa settimana, di tanto in tanto, trarrò spunto dalla nuova edizione 2013 del Vocabolario della lingua italiana Zingarelli che ci mostra una lingua che cambia, si evolve e si modernizza. Sono oltre 1500 le nuove parole entrate a far parte della nostra lingua, sono generate dalla moda, dalle tendenze, dalla tecnologia, dalla politica o semplicemente dall’italianizzazione di termini stranieri,il lessico si arricchisce continuamente.
Oggi ‘ inciuciamo’ un po’…..
Al cambiamento politico-culturale la lingua ,quindi, si adegua alle mode del momento, così entra nel vocabolario anche “inciuciando”, perfetta sintesi dei nostri tempi.
Alla voce ‘inciucio’ lo Zingarelli 2013 mette finalmente le cose in chiaro: la parola, di origine onomatopeica, appartiene all’espressione dialettale napoletana ‘nciucio che significa spettegolare parlando fitto ed a bassa voce, “pettegolezzo maligno”, richiama il ‘ciu-ciu’ che si percepisce dal chiacchiericcio di due persone.“Nel linguaggio giornalistico e politico, fare un accordo sottobanco, un pateracchio”, un compromesso riservato tra fazioni formalmente avversarie, ma che in realtà attuano, anche con mezzi ed intenti poco leciti, una logica di spartizione del potere.
Nella politica italiana il termine è entrato nel gergo in seguito all’uso che ne fece il giornalista Mino Fuccillo, in un’intervista a Massimo D’Alema per il quotidiano la Repubblica, il 28 ottobre 1995. Da allora, “inciucio” è divenuto un termine comune per riferirsi ad un accordo informale fra forze politiche di ideologie contrapposte che mette in atto un do ut des o addirittura una vera e propria spartizione del potere. Nel caso italiano, un tacito patto di non-belligeranza sarebbe stato stipulato, secondo alcuni giornalisti, tra Massimo D’Alema, presidente dei Democratici di Sinistra, allora ancora segretario, e Silvio Berlusconi, durante una cena a casa di Gianni Letta, il cosiddetto “patto della crostata” (in riferimento al dolce preparato per quell’occasione dalla signora Letta).
Secondo questa versione, D’Alema si sarebbe impegnato a non fare andare in porto una legge sulla regolamentazione delle frequenze televisive: a tale fine si sarebbe prestato l’allora presidente della ottava Commissione permanente del Senato, Claudio Petruccioli, non calendarizzando l’esame degli articoli del disegno di legge n. 1138 per tutta la XIII legislatura. Tale legge infatti avrebbe costretto il gruppo Mediaset a vendere una delle proprie reti (in tal caso avrebbe scelto probabilmente la meno importante, Rete 4). Inoltre, in quel periodo, Mediaset era in procinto di quotarsi in borsa, e una legge di quel calibro avrebbe fatto colare a picco il valore delle azioni. L’eventuale prezzo che l’altro contraente (Silvio Berlusconi) avrebbe promesso come merce di scambio, non è noto. D’Alema bollò come “inciuci” (cioè pettegolezzi privi di fondamento) tali affermazioni. A causa probabilmente della scarsa conoscenza dei dialetti meridionali da parte dell’intervistatore, al termine fu attribuito un significato distorto, che è poi quello per il quale oggi viene più frequentemente utilizzato.(fonte Wikipedia)
In questi ultimi mesi l’inciucio è ricomparso nei titoli e nelle cronache di Palazzo. C’è chi vuole un Monti-bis e chi non lo vuole e chi teme invece che dietro il gran parlare di riforme elettorali vi sia un disegno preciso, quello di ripetere la strana maggioranza che sostiene attualmente l’esecutivo tecnico o di arrivare alla grande coalizione pdl-pd, che poi è la stessa cosa, ma con l’approvazione degli elettori.
Se inciucio nel linguaggio giornalistico e politico vuol dire imbroglio, pateracchio, accordo sottobanco, la difesa dei corrotti e dei corruttori altro non è che un colossale inciucio.
E di inciucio ha parlato, in questi giorni in cui la sinistra è impegnata con le primarie, il leader di Sel, Nichi Vendola, ai giornalisti della Camera quando afferma che ‘Matteo Renzi incarna l’inciucio sublime tra sinistra e liberismo’, replicando alle parole dello stesso Renzi sul ‘ profumo di inciucio con Casini’. Renzi ha affermato che ‘Il mio incubo è l’inciucio, sono terrorizzato da questa logica”. Il centrosinistra ha perso la sua sfida quando è ricorso all’inciucio: “La prima volta è stato nel 1998, quando Bertinotti mandò a casa Prodi e D’Alema con Cossiga e Mastella fece l’inciucione”. In un videoforum su Repubblica Tv Matteo Renzi ribadisce, così il suo no a Pier Ferdinando Casini.
Concludo riportando una frase di Angelo Panebianco che in un suo commento sul Corriere della sera del 17 dicembre 2007 intitolato ‘Il dialogo e i suoi nemici’ , ha scritto: “a proposito di inciucio: non esiste forse un rapporto fra la decadenza politica di un Paese e la volgarità e la sciatteria del suo linguaggio politico?”
Buona settimana a tutti!