di Carmela Maraglino (*)
“C’è felicità e felicità.
Ce n’è una fuggevole e relativa, perché legata a qualcosa fuori di noi.
E ce n’è un’altra, indistruttibile e assoluta, che si trova dentro ognuno.
Non in un altro mondo lontano dalla realtà di tutti i giorni, o in un’altra vita.
Non riservata a pochi, ma neppure facile da ottenere senza sforzi.
E’ la chiave d’accesso a una nuova dimensione umana.
Dà un altro senso al tempo e all’esistenza.”
(Andreana Ruggiero)
E’ vero, c’è felicità e felicità.
Una fuggevole e relativa, perché legata a qualcosa fuori di noi.
Penso a tutte le occasioni di felicità che ci vengono dall’esterno.
Occasioni fugaci, occasioni usa e getta, occasioni … occasioni, appunto.
E penso alla frenetica ricerca di tali occasioni, penso alle file in macchina, agli esodi dei ponti festivi, alle uscite del sabato sera.
Occasioni… occasioni… ricerca di occasioni…
E, dopo averla trovata, l’occasione, la si consuma e si trova la “felicità”.
Felicità fuggevole, fugace, come una bolla di sapone che scompare nel nulla e, di quell’occasione di felicità, non resta che il nulla.
Ecco che occorre trovarne un’altra, poi un’altra ancora… Occasione fugace… ricerca… e ancora ricerca…
Questa è la frenesia che vive chi non trova che all’esterno la propria felicità.
E’ in costante ricerca di qualcosa che non ha e che gli serve per essere felice.
Penso allora ai giovani, agli adolescenti, e alla loro frenetica ricerca di occasioni di felicità, occasioni molto spesso illusorie, anzi, molto spesso, ingannevoli.
Ma, come si fa ad offrire ai giovani occasioni di felicità che non siano illusorie ed ingannevoli?
Come si fa a creare, in loro, gioia che non derivi dalle cose e dal possesso delle cose?
Come si fa a proporre un’idea diversa di vita e di relazioni umane, se intorno a noi c’è tutto questo?
Sì, è vero, c’è una felicità STABILE, ASSOLUTA ED INDISTRUTTIBILE ed è quella che si trova dentro di noi.
E allora è lì, DENTRO DI NOI, che bisogna cercarla.
Bisogna cercarla nel proprio intimo, nel proprio cuore.
Ma, se nel nostro cuore non c’è felicità, se il nostro intimo fosse povero e misero, cosa potremmo mai trovare che ci dia felicità?
L’altra sera ascoltavo un’intervista ad un adolescente che diceva una frase che mi ha fatto molto riflettere.
“Cosa torno a fare a casa presto? Non ho niente da fare lì. Non ho nessuno con cui parlare e, allora, resto fuori tutta la notte, fino alle 6 di mattina”.
Ecco la miseria in cui siamo. Ed è una ben grande miseria.
E’ un vuoto immenso, da riempire con tutto.
Ma, in questo tutto, ci può essere anche quello che, spesso, non viene neppure preso in considerazione e che, invece, potrebbe essere davvero la via d’uscita da questo senso di vuoto che viviamo.
E mi riferisco all’impegno verso gli altri.
Io credo che le persone più realizzate e più felici non siano quelle che hanno raggiunto risultati brillanti nella carriera, oppure abbiano accumulato ricchezze.
Non sono quelle le persone più felici.
Quelle più felici sono coloro che riescono a dedicarsi agli altri, quelle che fanno volontariato, quelle che dedicano il loro tempo per un ideale, quelle che hanno un sogno nel cassetto e che cercano di non nasconderlo, ma di realizzarlo.
Le persone più felici sono quelle che, con il poco che hanno, riescono a fare anche grandi cose, trasformando la loro vita, ordinaria e semplice, in qualcosa di straordinario e complesso.
Non è il mito della ricchezza che porta felicità al cuore, ma sentirsi utili lì dove si è, anche con tutti i limiti e tutte le contraddizioni che si vivono.
Credo che si dicesse di più in giro che in questo ci può essere più soddisfazione e felicità che non nei MIRAGGI del LUSSO e del DENARO, forse, molti giovani inizierebbero a riflettere sul senso vero della vita e ad andare oltre ciò che il mondo propone.
Tutto sta ad avere coraggio di dire come stanno le cose, anche se si rischia di essere controcorrente ed impopolari.
Ecco, allora, che giungono a proposito le parole che De Andrè ci lasciò nella canzone “SMISURATA PREGHIERA”, che molti considerano il suo testamento spirituale e che racchiude l’intera ricerca da lui fatta nella sua vita.
“Ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un’anomalia
come una distrazione
come un dovere… “
(*) Docente di Economia Aziendale – Scuole Medie-Superiori