di Silvia Quaranta (*)
Già diffuso negli Usa, è finalmente entrato in commercio in Italia l’ultimo ritrovato della Apple, l’ipad. È maneggevole, divertente, bello da tenere in mano, da toccare e da guardare, perché la qualità del monitor è eccezionale. Tra le immancabili critiche di vario ordine e grado, estatici commenti altrettanto variegati, file nei negozi e via dicendo, non si può certo dire che questo arrivo sia passato inosservato. E non solo in Italia. A Berlino, nella stazione della metropolitana di Rosenthaler Platz, è comparsa qualche pubblicità, diciamo, non del tutto ortodossa. Al posto di grafiche accattivanti, colori brillanti e così via, questi cartelloni mostravano infatti immagini, per così dire, fantasiosamente osées. A quanto pare, qualcuno aveva falsificato la réclame per intraprendere una simpatica campagna contro le dichiarazioni di Steve Jobs, il quale avrebbe imposto l’assoluto divieto di portare il porno sugli iPad. In Italia, oltre alle nevrasteniche file di appassionati, giornalisti e curiosi che si accalcavano nei negozi nel giorno d’apertura, la notizia è stata favorevolmente accolta anche da molti giornali on line, i quali, in onore dell’ipad, hanno votato per un restyling grafico delle proprie pagine virtuali. Perché, per chi non lo sapesse, l’ipad ci consente anche di sfogliare, in senso quasi letterale, libri e giornali.
Tra i “rifatti” troviamo Repubblica, il Corriere, il Sole 24 Ore: tutti ripuliti, riorganizzati, innovati. Tutti più dinamici, ridisegnati, più razionalizzati. O, almeno, così ci dicono gli esperti. Tutti, insomma, tirati a lucido per salutare il cibernetico straniero. E se qualcuno, meno entusiasta degli altri, continua a lamentare il fatto che, a causa del decreto Pisanu, gli italiani saranno praticamente gli unici consumatori al mondo a poter usare il nuovo giocattolino della Apple quasi esclusivamente attraverso la Sim del telefonino (a prezzi in effetti non proprio d’occasione), gli affezionati consumatori del lusso digitale non sembrano intenzionati a farsi fermare. Quando ha presentato il suo gioiellino, qualche mese fa, Steve Jobs ha parlato di display multitouch da 9,7 pollici, connettività wi-fi, Bluetooth, l’accelerometro (per ruotare automaticamente lo schermo a seconda di come si orienta l’iPad), da 16 a 64 GB di memoria flash, il tutto in 700 gr di peso e poco più di un cm di spessore.
Che, tradotto per i non addetti ai lavori, significa: niente tastiera, niente mouse, niente porte usb, niente lettore cd e tanto altro. Insomma, non può di certo sostituire il buon vecchio computer di casa, e il suo stesso inventore aveva sottolineato come questo prodotto si rivolgesse in primis ai produttori di contenuti digitali, non ai fanatici della tecnologia. Ma, al di là delle caratteristiche meramente tecniche, la marcia in più dell’ipad sta proprio nella sua attrattiva estetica, nella maneggevolezza, nel fatto che è un oggetto incredibilmente divertente. Insomma, parafrasando Telesio Malaspina (L’Espresso 28/5/’10), l’ipad è « sexy più che utile »: non ha certamente le caratteristiche di un normale computer, comode o inutili che siano, ma è seducente per molti altri aspetti. E i volubili sono tanti.
(*) Studentessa di Lingue all’Università “Sapienza” di Roma, Vicepresidente dell’associazione “La Testata” e attivista “Azione giovani”