di Luca Marrone
Modena. Sarà conferito il 31 marzo l’incarico per effettuare analisi e accertamenti su alcuni reperti, nell’ambito dell’indagine sulla morte di Alice Neri, la 32enne rinvenuta carbonizzata nella sua auto, lo scorso 18 novembre, a Fossa di Concordia.
Come sappiamo, il principale sospettato dell’omicidio è il 29enne tunisino Mohamed Gaaloul, arrestato in Francia a dicembre. Ancora indagati, a titolo di “atto dovuto”, anche il marito della giovane e il collega di lavoro che ha trascorso con Alice la notte tra il 17 e il 18 novembre, allo Smart Cafè di Concordia.
Obiettivo dell’incidente probatorio, il recupero di eventuali tracce di accelerante o materiale infiammabile e il rilevamento di impronte digitali nonché l’estrazione di possibili profili di Dna su alcuni oggetti recuperati sulla scena del crimine, presso l’auto data alle fiamme e nei dintorni. Questi i reperti: una sigaretta, un flacone di detergente, la spallina di un reggiseno, una bomboletta spray, frammenti di carta assorbente e di una bottiglia di plastica, un cucchiaino, alcune compresse, flaconcini di medicinali, un bidone di plastica e probabili resti di un cellulare e di uno smart watch.
Verifiche saranno effettuate anche su un borsello rinvenuto a casa del principale indagato. Il cellulare di questi – acquisito dalla polizia tedesca in una casa di Schopfeim presso cui Gaaloul aveva soggiornato e da cui era riuscito ad allontanarsi prima di essere arrestato – verrà sottoposto al procedimento necessario per realizzarne una copia forense.
Accertamenti in sede di incidente probatorio verranno, infine, posti in essere – come da richiesta del difensore di Gaaloul – su dei pantaloni del tunisino, verosimilmente quelli trovarli dalla moglie dell’uomo il 19 febbraio, nell’armadio della loro camera da letto a Vallalta. Armadio, a quanto sembra, già ispezionato dei carabinieri lo scorso 9 dicembre. La difesa ha dunque richiesto di accertare se quei pantaloni siano quelli effettivamente indossati da Gaaloul la notte del delitto e, in caso affermativo, di effettuare analisi tese ad acclarare l’eventuale presenza di tracce di Dna, di olio, di materiale accelerante e fuliggine. Tali pantaloni potrebbero infatti corrispondere a quelli che si vedono nei filmati delle telecamere di sorveglianza nei pressi dello Smart Cafè: il colore parrebbe lo stesso, come pure le tasche e le macchie bianche su una di queste. Stessa piega sulla tasca sinistra e nel risvolto della caviglia sinistra. Secondo l’avvocato Roberto Ghini, che assiste il sospettato: “Se si dovesse trovare sui pantaloni il Dna di Alice, e non macchie di olio, come si può pensare che Mohammed abbia dato fuoco alla macchina con 25 litri di olio senza macchiarsi?” Attendiamo sviluppi.
L’incarico di effettuare le analisi è stato conferito a due marescialli e ad un vicebrigadiere del Ris di Parma, Antonio Giuliano, Giuseppe Massimiliano Aprea e Dario Ferratti; a un esperto informatico, Christian Mauro ed a Pasquale Poppa, del Laboratorio di Antropologia e Odontologia forense dell’Istituto medicina legale di Milano.
Una indagine, quella tesa a ricostruire le circostanze che hanno preceduto e seguito la morte di Alice Neri, certo di estrema complessità. E che registra spesso nuovi sviluppi, il cui effettivo potenziale, in termini investigativi, resta da valutare. A quanto si legge su Today, spunta ora quella che viene definita una “super testimone”. Un’amica intima dell’arrestato, secondo cui Gaaloul l’avrebbe chiamata verso le 3 della notte del delitto per chiederle un passaggio, perché si trovava a piedi nella zona di Concordia. Un passaggio che l’uomo potrebbe in seguito aver chiesto anche ad Alice Neri. Per quanto riguarda l’eventuale colpevolezza del 29enne, la donna ha affermato di non aver mai considerato l’amico una persona violenta.
Nonostante i dati certi acquisiti, le zone d’ombra permangono.