Ormai si è concluso il 371esimo giorno di guerra sul fronte ucraino e la prospettiva di una pace o anche solo di un cessate il fuoco appaiono sempre più remote e irrealizzabili, con il rischio escalation che si fa sempre più concreto
Centinaia di manifestanti del partito filorusso Sor sono scesi in piazza a Chisinau, capitale della Moldavia, chiedendo le dimissioni del governo della presidente Maia Sandu e le elezioni anticipate. Una parte del corteo – scrivono media moldavi, tra cui Newsmaker – ha cercato di fare irruzione nella sede del governo: dopo essere stati fermati dalla polizia, i dimostranti si sono diretti verso il municipio della città. Alcuni di loro sono stati arrestati a seguito delle tensioni. «Chiediamo elezioni anticipate. Il governo deve pagare le bollette delle persone che sono aumentate più volte per colpa delle autorità. Chiediamo anche che venga osservata la neutralità, come è scritto nella costituzione, in modo che il nostro Paese non sia trascinato in operazioni di guerra» ha detto Vadim Fotescu, un parlamentare di Sor. Secondo il Partito d’Azione e Solidarietà, al governo, le manifestazioni sono un tentativo di «destabilizzare la situazione del Paese». La protesta, con manifestanti arrivati da tutto il Paese, è stata organizzata dal Movimento per il popolo, che riunisce diverse organizzazioni fra cui appunto il partito Sor.
Notizia di oggi che un drone è precipitato vicino a Kolomna, a un centinaio di chilometri da Mosca. Qui il drone si è schiantato prima di raggiungere il suo obiettivo, una stazione di compressione di gas di proprietà del colosso energetico Gazprom. Il governatore della regione di Mosca, Andrej Vorobjev, ha poi ribadito su Telegram che «l’obiettivo del drone era un’infrastruttura civile che però non è stata danneggiata. Non ci sono vittime o danni. Il servizio per la sicurezza federale (Fsb) e le altre autorità competenti si occupano della situazione, i residenti non sono in pericolo e le reti regionali di distribuzione del gas operano in modalità normale».
Secondo il ministero della Difesa russo, altri velivoli sono stati abbattuti nella repubblica federale dell’Adighezia e nelle regioni di Brjansk e Krasnodar. A Tuapse, un deposito petrolifero di proprietà della società Rosneft è stato avvolto dalle fiamme in circostanze ancora da chiarire.
Intanto Biden alza la tensione minacciando a tutti gli effetti Pechino che, secondo le ultime voci, sarebbe pronta a scendere in campo per offrire un sostegno maggiore a Mosca: “Se la Cina fornirà armi ai russi, ci saranno conseguenze“. É quanto afferma il presidente americano all’emittente “Abc”, con il leader della Casa Bianca ha ricordato che Washington ha imposto sanzioni ad altri Paesi che hanno “superato la linea” e sostenuto la Russia: “Abbiamo imposto severe sanzioni a chiunque lo abbia fatto”. Biden, inoltre, ha riferito di una conversazione avuta l’estate scorsa col presidente cinese, Xi Jinping, al quale ha parlato dell’impatto economico di un eventuale aiuto di Pechino a Mosca. Ricordando che 600 compagnie statunitensi hanno lasciato la Russia, il presidente Usa ha avvertito l’omologo cinese che potrebbe “affrontare le stesse conseguenze”.